Marketing Luther King Reloaded by Simone Ciaruffoli

Marketing Luther King Reloaded by Simone Ciaruffoli

autore:Simone Ciaruffoli [Ciaruffoli, Simone]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Anteprima
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


La politica nei talk show

C’è un altro ambito che negli ultimi vent’anni ha subìto un abbassamento stratosferico della qualità, ed è il dibattito politico televisivo. Lasciamo perdere in questa sede il livello della politica stessa ma discutiamo solo su come venga comunicata in tv.

Il talk show oggi la fa da padrona, tutto passa sotto la mannaia del dialogo di contrapposizione e dunque tutto è bianco o nero. Una delle leggi fondamentali della narrazione, di tutta la narrazione, è il conflitto. Se c’è conflitto c’è attenzione. Tutto ruota intorno al conflitto poiché sta nel mezzo e quello che viene prima si chiama impostazione, quella che viene dopo si chiama risoluzione. Come a dire che se non esiste conflitto non c’è narrazione. Il conflitto è la chiave di volta dell’architettura narrativa.

Avete sentito quanto nel giornalismo e quanto tra i politici la parola «narrazione» vada di moda negli ultimi anni? Sono i meccanismi retorici dell’apparato di finzione, della sceneggiatura, che entrano prepotentemente all’interno della comunicazione del reale, e non c’è bisogno di scomodare Syd Field per capirlo.

Non è difficile notare come ogni talk show risponda a logiche che vanno al di là delle classiche scalette televisive, si instaura un conflitto che ormai è intrinseco già nella richiesta di invito al dibattito. Se presenzi partecipi al conflitto, sennò stai a casa, è un sottaciuto postulato. Il «dare sopra alla voce» del tuo interlocutore è una regola non scritta ma è la grammatica del conflitto.

Anche le interviste dei politici assaliti in strada, non sono interviste. Ciò che serve è portare a casa un conflitto, non una semplice risposta. Meglio anche un no comment, meglio un vaffanculo, meglio le mani addosso al giornalista, questa sì che è una notizia. L’intento, il fare del giornalista, è sempre provocatorio, lo è nel tono, nella prossemica, non sta lavorando per portare a casa una intervista, ma una reazione, la più possibile conflittuale. Perché poi farà ascolti, click, ulteriori conflitti.

Nei talk show, come ormai in quasi tutta la tv, ci troviamo di fronte a persone che confinano con i loro personaggi. Oggi i politici quando parlano, commentano, discutono, sembrano la caricatura di sé stessi, alcune volte si fa fatica a capire se sono realmente loro oppure azzeccate imitazioni caricaturali. Come i personaggi di film non propriamente venuti bene, i politici possiedono psicologie tagliate con l’accetta, grossolane. Sono semplici e semplificanti, asseriscono ciò che il loro personaggio deve asserire, come un classico copione. Non c’è mai un sobbalzo, un cortocircuito all’interno della programmazione stereotipata, non c’è mai verità. Corrispondono a un personaggio e rispettano quel personaggio.

Tutto ciò porta ascolti, nuovi accoliti. La politica non è più il fulcro dell’interesse perché lo diventa il conflitto. Se prima guardavano i talk show solo coloro a cui interessava la politica, ora li guardano tutti, anche chi di politica ci capisce poco. È la stessa rivoluzione apportata da Valentino Rossi nel MotoGp. Prima di lui chi guardava le gare in tv era un appassionato di moto, da lui in poi guardano il MotoGp anche quelli



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